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Strategie di Vendita: la Jobs-to-be-done Theory

Strategie di Vendita: la Jobs-to-be-done Theory

Strategia di Vendita:  Jobs to be done

Come passare da una strategia di vendita a una strategia di vendita che funziona: introduzione alla Jobs-to-be-done Theory“.
 
Le persone acquistano prodotti per svolgere un lavoro e ottenere un risultato. Nulla cambia se si tratta di un lavoro personale o professionale. Lo schema, che utilizziamo tutti, quando acquistiamo, è sempre lo stesso.
 
Questo articolo ti aiuterà a scoprire e capire gli schemi ricorrenti.
 
Sarai in grado di migliorare la tua proposta. Modellare la tua comunicazione. Interessare i clienti. Tutto questo, grazie alle informazioni che a loro interessano maggiormente.
 
Vedremo il momento in cui le persone passano da una soluzione vecchia a una soluzione nuova.
Inoltre, grazie alla nostra infografica, vedremo cosa interessa veramente al cliente. Cosa lo spinge a muoversi.
Vista l’importanza dell’argomento, andrò diritto al punto.

==> Non fidarti troppo di ciò che dice il cliente.

Cosa c’è di sbagliato nell’ascoltare la voce del Cliente?

 
Ci sono tre aspetti da considerare:
  • i clienti non conoscono quali informazioni ci occorrono. Spesso, tendono a fare affermazioni generiche e che sono legate al proprio punto di vista;
  • i clienti tendono a utilizzare un linguaggio a loro particolarmente conveniente;
  • le persone spesso non fanno esattamente ciò che dicono di fare. Purtroppo per noi, non dicono ciò che realmente pensano e provano.
In questo contesto il successo non potrà che essere occasionale e imprevedibile.

Molti imprenditori, manager, venditori e trainer, dopo aver passato anni nella vendita, si sono convinti del fatto che i clienti:

  • non sanno ciò che vogliono veramente;
  • non sanno decidere;
  • non sanno comunicare con efficacia;
  • spesso i clienti hanno esigenze che non sanno di avere;
  • i clienti sono confusi. Le loro opinioni circa quali caratteristiche e opzioni desiderano dal prodotto cambiano velocemente.

Ma la verità è ben altra.

La verità è che rischiamo di accontentarci di risposte superficiali. Alcune informazioni non ci aiutano a trovare una nostra unicità.
CI ripetiamo spesso che, se vogliamo uscire dalla guerra del prezzo, dobbiamo differenziare il nostro messaggio.
Cosa difficile da fare, se ci mancano alcuni pezzi del puzzle: le informazioni.
Per creare un messaggio rilevante per i clienti occorrono fatti e non opinioni.
E, spesso, ascoltare la voce del cliente ci riempie la testa delle loro opinioni. Non di fatti.

Come distinguere i fatti dalle opinioni?

Facciamo un piccolo test.

Leggiamo queste affermazioni:

  • Mi piace molto il suo prodotto.
  • Stiamo utilizzando un prodotto da incubo, non vedo l’ora di sostituirlo.
  • La prossima volta acquisterò da Lei.

Quale di queste affermazioni è un fatto e quale di queste è un’opinione?

Tutte queste affermazioni indicano il solo punto di vista di chi le ha pronunciate.
L’errore più grave che possiamo commettere, consiste nel fare domande, ottenere opinioni e scambiarle per fatti.
Infatti, è sulla base dei fatti che costruiremo il nostro posizionamento. Anche il nostro messaggio e le nostre strategie di vendita si devono basare sui fatti.
Se iniziando la conversazione con il cliente, ponessimo loro domande del tipo:
  • “Cosa le piace di questo prodotto?
  • “Quale soluzione preferirebbe acquistare se…?
  • “Se potesse scegliere, quale caratteristica cambierebbe?
otterremmo solo le sue opinioni.

Ripetiamo il concetto chiave:

“Le persone spesso NON fanno esattamente ciò che dicono di fare. Purtroppo per noi, NON dicono ciò che realmente pensano e provano”

Vuoi costruire una carriera lunga e redditizia? Allora, ti occorrono fondamenta solide, stabili e affidabili.
==> Ti occorrono i fatti e non opinioni.
Altrimenti ci troveremo a gestire obiezioni e comportamenti evasivi da parte del cliente.
 
Hai notato come Apple, Amazon, Google e Facebook siano così bravi a sorprenderci? Abituarci al loro servizio è facile. Entrano nel nostro quotidiano e non è un caso che riescano a farlo con naturalezza. Acquisiscono dati reali e sanno come tradurli in informazioni utili.
Utilizzano un metodo per comprendere, definire e organizzare le esigenze dei clienti. Niente è lasciato al caso.
Il metodo che utilizzano (anche se non fossimo una multinazionale del digitale) può tornare utile anche a noi, per le nostre strategie di vendita: la Jobs-To-Be-Done Theory.
 
Non voglio fare il pippone sulla teoria.
 
Prenderemo in prestito solo alcuni concetti utili al nostro Sales Business Model.
 
Applicare la Jobs-to-be-done Theory ci permetterà di rendere stabili i nostri risultati.

“Le imprese vogliono pensare in termini di categorie. I consumatori vogliono che pensiamo in base alle loro esigenze.”

Clayton Christensen

Ma come è possibile catturare, definire e organizzare le esigenze dei clienti?
 
I clienti acquistano servizi e prodotti per completare specifiche attività: i loro Jobs.
 
La teoria dei Jobs-to-be-done è utile per comprendere come scegliamo un nuovo prodotto.
Certamente, saprai che le caratteristiche di un prodotto non sono alla base dell’acquisto. Ma, piuttosto, un prodotto viene acquistato per svolgere un lavoro “meglio e ad un costo minore“.
 
Inoltre, i prodotti cambiano. Le caratteristiche di un prodotto si arricchiscono di novità e, a volte, di innovazioni. Ma il Job-to-be-done rimane sempre lo stesso.
Sotto la lente della Jobs-to-be-done possiamo ottenere tutte le informazioni che ci occorrono.

Facciamo un esempio

Come ascoltavamo la musica negli anni ’80? Avevamo un mangianastri? Oppure ci piaceva il suono caldo del vinile?
In casa, avevamo cavi, casse acustiche di varie forme e dimensioni, cuffie, mobili e molto altro. L’industria aveva prodotto un ecosistema di accessori per gli apparecchi.
Poi sono usciti i CD. Non una grande rivoluzione, in realtà. Ma abbiamo cambiato le nostre abitudini (e con esse tutti gli apparecchi con accessi inclusi).
Poi arrivò la vera rivoluzione: Steve Jobs presentò l’iPod e tutto cambiò nuovamente. L’effetto dirompente della Apple ha cambiato il modo di ascoltare la musica. Il mercato fece il resto.
Nuovi dispositivi e nuovi accessori e modelli si moltiplicarono e nacquero nuovi metodi di acquisto. Fu una vera e propria “disruption”: una innovazione dirompente rispetto al passato.
 
Riflettiamo: negli anni i prodotti (dispositivi, accessori, servizi, etc…) sono cambiati. I modelli di business sono cambiati e anche le nostre abitudini sono cambiate.
==> Ciò che non è cambiato mai è il nostro Job-to-be-done: ascoltare la musica.
Proviamo a osservare il nostro cliente in modo diverso. Cerchiamo i loro Jobs e avremo a disposizione una miniera di informazioni.
Questo significa comprendere:
  • Quale Attività Chiave deve svolgere il cliente;
  • Il suo contesto;
  • Quali sono i Risultati Desiderati cerca di ottenere.

I consumatori acquistano prodotti e servizi per aiutarli a svolgere sei diversi aspetti dello stesso Job:

    1. Funzionali: il compito principale che il cliente vuole realizzare. Ad esempio, acquisto un iPhone per comunicare con gli altri;
    2. Relativi : quali ulteriori Jobs posso svolgere in conseguenza dell’Attività Chiave funzionale. Ad esempio, con il mio nuovo iPhone posso ascoltare anche la musica;
    3. Emotivi: come si vuol sentire il cliente dopo aver svolta l’Attività. Ad esempio, come voglio sentirmi grazie all’utilizzo del mio nuovo iPhone;
    4. Sociali: come vuol essere percepito dagli altri in relazione al proprio lavoro. Ad esempio, come voglio essere percepito dagli altri grazie al mio iPhone;
    5. Legati all’esperienza d’uso: i compiti legati allo svolgimento dell’attività funzionale. Ad esempio, con il mio iPhone posso svolgere più attività contemporaneamente;
    6. Finanziari: il cliente monitora i costi di una soluzione. Ad esempio, valuto la presenza di offerte in abbonamento delle compagnie telefoniche.
     
    I clienti possono assegnare a uno o due dei sei aspetti un valore maggiore rispetto ad altri. Ma noi, non lo sappiamo perché ci fermiamo ad ascoltare le loro opinioni.
    In fondo è del tutto naturale sovrastimare alcuni aspetti e sottostimarne altri.
    Questo è ciò che accade quando il cliente considera il “prezzo” come criterio di scelta. Il prezzo è un’espressione di un Job finanziario. Cosa accadrebbe se considerasse gli altri cinque aspetti? Come, ad esempio, la semplicità d’uso e la facilità di manutenzione.

    Continuiamo l’esempio della Apple

    Non ti sorprende che ci sia la fila per ore davanti alla Apple per l’uscita dell’ultimo modello di iPhone 1200€? In questo caso, il Job emotivo (come mi voglio sentire?) e il Job sociale (come voglio essere visto dagli altri?) prevale sul Job funzionale (a cosa serve?) e al Job finanziario (me lo posso permettere?).
     
    Significa che le persone acquistano cose inutili ? Esattamente il contrario. Le persone acquistano solo ciò che gli occorre per soddisfare uno dei 6 Job-to-be-done.
    Ma, non sempre si tratta del job funzionale.
    Anche se a noi sembra non avere alcun senso (perché assegniamo una scala di valore diversa ai 6 tipi di job), per il cliente un senso ce l’ha. Vuole raggiungere un risultato desiderato e gli occorre un prodotto per farlo.
    Il cliente si riterrà soddisfatto quando avrà soddisfatto il Risultato Desiderato.
     
    I Risultati Desiderati corrispondono alle loro esigenze.
     
    I clienti conoscono molto bene quali risultati desiderano ottenere.
     
    Perché vedere i prodotti e i servizi attraverso i 6 diversi aspetti dei Jobs-to-be-done?
    Se vogliamo comprendere il “motivo” che spingono le persone a scegliere un prodotto al posto di un altro, dobbiamo comprendere bene l’Attività Chiave (Job) che devono svolgere e i Risultati che desiderano raggiungere.
Clicca per ingrandire

Vuoi comprendere meglio come utilizzare la teoria dei Jobs-to-be-done in vendita?

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Buon lavoro e stay tuned
Alessandro Tonelli

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